Una industria parmigiana in toscana.
La fabbrica di conserve Zaccaria Rossi a Scandicci (FI)

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La fabbrica di conserve Zaccaria Rossi a Scandicci (FI)

Testimonianza dell’Avv. Vittorio Bologni, nipote di Zaccaria Rossi raccolta il 20.07.2021

Mio nonno Zaccaria Rossi nacque a Langhirano il 16.07.1894 e venne meno a Badia a Settimo (Scandicci) il 09.02.1972. Era figlio di Giustiniano Rossi e con lo stesso nome, in suo ricordo, fu battezzato il suo unico figlio maschio.

Secondo quanto mi aveva riferito proprio lo zio Giustiniano, Zaccaria, subito dopo la prima guerra mondiale, assieme ai fratelli Amleto e Mario e in società con Bocchi e Mori, aveva aperto una fabbrica di produzione di conserva di pomodoro nel Parmense, attiva fra il 1919 e il 1923.

I fratelli Amleto e Mario, assieme alla sorella Vittoria, emigrarono in Argentina nel 1924 dove aprivano una nuova realtà commerciale.

Zaccaria, invece, si era trasferito in Toscana e nel 1924 aveva acquistato un complesso industriale a Badia a Settimo (Scandicci), a sud di Firenze, precedentemente utilizzato per produzioni chimiche e vi aveva impiantato, con macchinario acquistato da aziende meccaniche parmensi (Ghizzoni, Luciani, Manzini, Migliavacca, Vettori e Manghi), una fabbrica per la produzione della conserva di pomodoro adottando quale marchio, quello dell’Indiano (ispirandosi al monumento che si trova a Firenze lungo l’Arno nel percorso verso Scandicci. Ma mentre l’indiano morto a Firenze proveniva dall’India, quello raffigurato nel marchio di fabbrica era un indiano d’America).

Fusti da 20 kg di conserva “Marca Indiano” venivano spediti regolarmente in Argentina ai fratelli Rossi, che, colà, provvedevano allo smercio. Uno di questi rari contenitori, sopravvissuto nel tempo, è oggi esposto al Museo del Pomodoro.

Mio nonno si era sposato con Teresa Degli Antoni (Panocchia, 27.05.1895 – Scandicci, 04.04.1989), figlia di Centurio Degli Antoni, venuto meno nell’anno 1899. Centurio – a sentire la nonna – era parente, probabilmente cugino, del fu Calisto Tanzi (1872-1933) nonché di Umberto Boschi (1882-1964), entrambi imprenditori alimentari.

Dal matrimonio dei nonni erano nati Elisabetta, detta Lisetta (Firenze, 05.09.1925 – Scandicci, 01.03.2011), Lucia (Scandicci, 28.04.1928 – Prato, 24.10.2011), mia madre, e Giustiniano, detto Nino, (Scandicci, 21.04.1930 – Prato, 10.11.2016).

Elisabetta si laureò in farmacia nel 1950 e fu una delle prime, se non la prima, donna a laurearsi in tale facoltà a Firenze. In seguito frequentò anche la Stazione Sperimentale delle conserve a Parma dove seguì un corso specifico sulle muffe.

Nell’agosto del 1944 la fabbrica si trovò lungo la linea del fronte e i tedeschi in ritirata smontarono tutto il macchinario per mandarlo in Germania e recuperare il metallo. Questo costrinse Zaccaria ad acquistare, nel dopoguerra, nuovi macchinari per far ripartire l’attività.

Lisetta e Nino, mai sposatisi, avrebbero gestito la fabbrica dopo la morte del padre e continuarono l’attività di produzione di conserve alimentari fino al 1994. Dopo tale data, fino al 2008, lo zio Nino continuò un’attività di commercializzazione di pelati che venivano prodotti da terzi a Donoratico e a Vada.

Nel 2009 i macchinari, ormai inutilizzati, venivano ceduti per l’allestimento del Museo del Pomodoro di Collecchio. Venivano restaurati da Gaudenzio Iacci ed esposti a partire dal settembre 2010.

I nonni Zaccaria e Teresa, che rimasero sempre legati alla loro terra d’origine, riposano oggi nel cimitero di Corcagnano (sul viale centrale) in compagnia di altri illustri personaggi di famiglie parmensi impegnate nell’agroalimentare.