Giuseppe Rodolfi (1928-2018), alfiere del pomodoro di Parma

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Di Giancarlo Gonizzi

Il 27 febbraio 2018 è scomparso un grande imprenditore di Parma: Giuseppe Rodolfi era prossimo alla meta considerevole dei novant’anni. Era infatti nato a Collecchio il 28 aprile 1928.

Per anni alla guida della Rodolfi Mansueto – azienda nota per la produzione di sughi e derivati del pomodoro – aveva ritirato nel 2014, in occasione del Premio Sant’Ilario l’attestato di civica benemerenza «quale simbolo dell’imprenditoria locale che ha saputo investire e rinnovarsi nel tempo contribuendo in maniera significativa a fare di Parma la Food Valley italiana».

E questa longevità era spiegata dallo stesso Giuseppe con parole semplici ma efficaci: «Avere voglia di lavorare». Tra i suoi impegni c’era anche quello di responsabile della commissione agroalimentare del Rotary Club di Parma. Nel 2014 aveva ricevuto il premio “Aurea Parma” della Camera di Commercio per la sua attività imprenditoriale. Nel 2016 aveva dotato il Museo del Pomodoro (Corte di Giarola – Collecchio) della sala per le attività didattiche.

La Rodolfi è una delle più antiche industrie di trasformazione del pomodoro in Italia[1]. Il primo stabilimento era stato fondato a Vicofertile – pochi chilometri a sud di Parma – da Remigio Rodolfi assieme al fratello Giuseppe nel 1896[2].

Nel 1906 il figlio di Giuseppe, Mansueto, aveva acquistato, grazie all’aiuto del padre e dello zio, un caseificio per la produzione del Parmigiano Reggiano a Ozzano Taro.

Mansueto era nato a Vicofertile nel 1892 da Giuseppe e Maria Mutti, che conducevano, con Remigio, fratello di Giuseppe, una piccola trattoria. Fin dall’infanzia Mansueto aveva dimostrato una intelligenza vivace, accompagnata da un carattere risoluto e uno spirito intraprendente.

Dopo un periodo di apprendistato presso il caseificio del barone Paganini a San Ruffino, era riuscito a prelevare un modesto e primitivo caseificio a Ozzano Taro. Iniziò così, giovanissimo e con grande entusiasmo, la sua attività di casaro in proprio a cui andrà affiancando, successivamente, quella di preparazione di conserva di pomodoro. Ma il suo vero sogno era quello di riuscire ad acquistare i terreni ed una azienda agricola per poter lavorare i propri prodotti ed offrire così una gamma qualitativamente elevata.

A vent’anni Mansueto sposa Virginia – detta Ida – Mutti, da cui avrà quattro figli, Lucio (1905-1976), Lucia, Luisa e Giuseppe. Sarà una coppia unita e straordinariamente attiva. Alla lungimiranza ed intraprendenza di Mansueto si accoppiano infatti la laboriosità, la determinazione, l’umiltà e la perseveranza di Ida, una compagna che avrà molto merito nelle sue future fortune. Ida avrà un ruolo determinante anche nell’azienda agricola che Mansueto riuscirà a creare con l’acquisizione di diversi poderi adiacenti allo stabilimento di Ozzano e a Madregolo ove farà coltivare pomodoro e produrre latte per le due attività industriali da lui fondate.

Scoppia la Prima Guerra Mondiale e Mansueto deve partire e servire il Paese nel corpo degli Alpini. Al suo rientro, proprio l’esperienza militare gli ispirerà il marchio per i propri prodotti conservieri. L’antica immagine dell’Alpino ritto sulla vetta di un monte, con un bastone da montagna da un lato, il fucile a tracolla e, ai lati, due grappoli di pomodori, comparirà, da allora, sulle scatole dei prodotti Rodolfi[3]. Negli anni Trenta del Novecento acquisisce lo stabilimento di Castelguelfo (PR).

Scoppiata la Seconda Guerra Mondiale l’attività produttiva subiva pesanti rallentamenti e soste prolungate per mancanza di materia prima. Arrivarono anche i bombardamenti, che colpirono duramente gli stabilimenti prossimi alla linea ferroviaria.

Giuseppe, interrotti gli studi alle soglie dell’Università dopo otto anni da convittore al “Maria Luigia”, nel 1945 entrava a tempo pieno nell’Azienda paterna all’età di diciotto anni.

Terminato il conflitto si dà inizio alla ricostruzione, al potenziamento e all’innovazione della fabbrica. La Rodolfi è tra le prime aziende a dotarsi dei nuovi impianti in acciaio inossidabile in sostituzione delle più antiquate boules in rame e a lanciarsi sui mercati esteri con i suoi prodotti.

Gli anni Cinquanta vedono anche ampliarsi e diversificare la produzione conserviera. Inizia la fabbricazione con tecnologie altamente specializzate della polvere di pomodoro disidratato che, una volta reidratato, conserva tutte le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche; attività in cui la Rodolfi saprà raggiungere livelli di preminenza in ambito europeo.

Ancora agli anni Cinquanta si deve la commercializzazione dell’Ortolina, tra i primi sughi pronti ad apparire sul mercato, ricavata da una ricetta casalinga del 1936 servita d’abitudine in casa Rodolfi e prodotta a livello industriale per idea di Mansueto. L’Ortolina, un vero must nella produzione alimentare del periodo, ebbe un eccezionale successo ed una vastissima diffusione, supportata dal felice slogan «L’orto in cucina» e dalla allora innovativa confezione in tubetto.

A partire dalla metà degli anni Sessanta la Rodolfi, che proprio grazie ai suoi impianti perfezionati, aveva potuto puntare ad un elevato livello di qualità dei prodotti, inizierà anche la produzione di sughi pronti per la Barilla e ancora svilupperà innovative linee di produzione per salse, passate e polpa di pomodoro per la quale, nello stabilimento Ardita, verrà impiantata la prima linea di produzione nel 1973, mentre si accrescerà la produzione per conto di numerosi marchi privati.

Mansueto cesserà la sua attività operativa e diretta negli anni Sessanta, ma fino al 1970, anno della sua morte, rimarrà, assieme a Ida, come prezioso ed illuminato consigliere al fianco dei figli, che ne continueranno l’attività e la missione.

Quando il 5 gennaio 1970 morì Mansueto, la direzione passò ai figli Lucio (1905-1976) e quindi a Giuseppe il quale nel 1987 decide di suddividere le attività di famiglia. Costituisce quindi la Rodolfi Mansueto S.p.A. (conserve alimentari) oggi dedita alla produzione di polpe, sughi, polveri di pomodoro, pizza sauce, passati e concentrati, l’azienda agricola Qualatico di Giuseppe Rodolfi e il caseificio Sant’Elisabetta (produzione del Parmigiano Reggiano).

A partire dagli anni Novanta del Novecento, Giuseppe fu affiancato nell’attività dai figli Aldo, Isabella e Maria Virginia. Anche questo un punto di forza che Rodolfi così ebbe a sottolineare: «Credo molto nella famiglia. Nel mio cammino di imprenditore mia moglie Gianna è stata fondamentale».

In seguito, oltre alla ISO 9002 del 1996, otteneva numerose certificazioni (ISO 22005, ISO 14001, BRC, IFS, SA 8000) e nel 1997 partiva l’innovativa linea di produzione di polvere di pomodoro liofilizzato. Gli alti standard qualitativi, il costante aggiornamento delle tecnologie e degli impianti, lo sviluppo di nuovi prodotti, hanno consentito all’azienda di guadagnarsi un ruolo di punta nel settore alimentare del Made in Italy, sia in Italia che all’estero. Con i suoi marchi tradizionali: Ortolina nel settore retail, Alpino e Ardita  nel settore food service, l’azienda ha raggiunto una posizione di rispetto nel mercato italiano ed estero. Va inoltre ricordato che, per oltre quarant’anni, Rodolfi ha prodotto i sughi pronti per Barilla, fino a quando, nel 2012, l’azienda pastaria inaugurava a Rubbiano (PR) un proprio stabilimento per la lavorazione del pomodoro e dei sughi.

All’epoca della crisi del settore del pomodoro (novembre 2013), Giuseppe Rodolfi con chiarezza e decisione affermava: «In un momento difficile come questo abbiamo investito nel territorio del comune di Parma, acquisendo la totalità delle azioni dello stabilimento Von Felten di Fontanini. Per superare le crisi bisogna reagire: e noi abbiamo reagito così». La Von Felten di Fontanini (frazione di Parma) era una azienda dalla gloriosa storia, specializzata nella produzione di semilavorati di pomodoro per l’industria e di verdure liofilizzate ed essiccate.

Di quanto seguito e affetto fosse circondato questo imprenditore, lo si è capito il giorno dell’addio, nel corteo che dalla fabbrica si snodava, ininterrotto, fino alla chiesa di Ozzano. Uomo saldo che, anche a 90 anni, organizzava le riunioni alle 7 di mattina.

Dalle parole di Don Franco Minardi, in occasione dell’ultimo saluto, sono emersi aspetti significativi della sua personalità: un uomo che ha vissuto con fede la propria vita, austero, serio, di poche parole, che non dava confidenza subito, ma a poco a poco, con un’interiorità ricca di severità e impegno; un uomo del saper fare che ha saputo trasformare, per l’intera comunità, il pomodoro in oro rosso.                                                                                       

[1] 1896-1996 Cento anni di storia Rodolfi. Parma, PPS, 1996; G. GONIZZI, a c. di, Parma Anni ’50. Parma, PPS per Gruppo Giovani Industria, 1997; P.L. LONGARINI, Il passato… del pomodoro. Parma, Silva, 1998.

[2] Giuseppe e Remigio Rodolfi, già dal 1896 risultano iscritti alla Camera di Commercio di Parma per la lavorazione del pomodoro in una piccola fabbrica a Vicofertile

[3] Il marchio Alpino viene depositato il 25 giugno 1923. La registrazione originale è oggi conservata presso l’Archivio Centrale dello Stato a Roma.