Di Beatrice Dallasta
1 – La conserva in scatola nasce con l’appertizzazione
Sulla base delle teorie di Antoni van Leeuwenhoek e Lazzaro Spallanzani, Nicolas François Appert (1749-1841) poté sviluppare il processo di conservazione degli alimenti, l’appertizzazione, oggi conosciuta come sterilizzazione. L’appertizzazione, così come pensata dal suo ideatore, consiste nel riscaldamento di alimenti a temperature molto alte, in bagno aperto, all’interno di contenitori di vetro spesso, chiusi ermeticamente da tappi di sughero, nei quali sono poi conservati. L’eliminazione di tutti i microrganismi presenti nell’alimento e l’impedimento di una nuova contaminazione grazie al contenitore ermetico sono i principi alla base del processo di Appert.
L’avvio delle campagne di conquista dell’imperatore Napoleone Bonaparte del 1795 fu preceduto da una radicale trasformazione della tecnica militare in uso fino a quel momento che portò ad un aumento dell’efficienza logistica. Un esercito in grado di muoversi rapidamente, dotato di viveri sufficienti e non costretto ad impiegare giornate per depredare cibo ai contadini, poteva agire in maniera molto più efficace. Questo portò il governo francese a mettere in palio dodicimila Franchi per chi fosse riuscito a proporre una tecnica per prolungare la conservabilità degli alimenti. Fu il sistema scoperto da Appert ad essere premiato.
Il governo francese lo invitò a scrivere Le livre de tous les ménages, ou l’art de conserver, pendant plusieurs années, toutes les substances animales et végétales [Il libro di tutte le famiglie, ovvero l’arte di conservare, per diversi anni, tutte le sostanze animali e vegetali], un trattato contenente le linee guida per la conservazione degli alimenti in contenitori ermetici, pubblicato nel 1810 e successivamente tradotto in numerose lingue. I primi ad apprezzare le sperimentazioni di Appert, oltre alle armate dell’imperatore che poterono dotarsi di un autonomo sistema di vettovagliamento, furono gli equipaggi delle navi, che grazie alla presenza di conserve a bordo erano meno esposti alla mancanza di alimenti sulle rischiose rotte transatlantiche.
Nell’Inghilterra del 1810, l’imprenditore Peter Durand (1766-1822) eseguiva esperimenti di conservazione di vari alimenti in contenitori di vetro e latta. L’anno seguente, John Hall e Bryan Donkin (1768-1855) misero a punto un sistema di conservazione molto simile a quello di Appert, brevettandolo. I due, grazie all’acquisizione di numerosi altri brevetti tra cui quello di Durand per la conservazione degli alimenti in vetro, ceramica, alluminio e altri metalli, avviarono una produzione di conserve in cui il vetro fu sostituito da scatole metalliche sterilizzate in autoclave.
2 – L’invenzione della lattina
Il materiale con cui è realizzata la lattina è la banda stagnata o latta: una lamiera di acciaio dolce di qualche decimo di mm. di spessore, ricoperta su entrambe le facce da un sottile rivestimento in stagno commercialmente puro che rende la superficie speculare e, in parte, la protegge dalla corrosione.
La banda stagnata cominciò ad essere lavorata tra la fine del Milleduecento e i primi anni del Trecento a Wunsiedel, una cittadina dell’Alta Franconia, in Germania, a cui dal 1321 venne riconosciuto il diritto di fondere lo stagno, d’imprimervi il proprio marchio e, in pratica, di controllarne il commercio in regime di monopolio. Iniziarono così a diffondersi lucerne, contenitori e utensili da cucina resistenti alla ruggine. Tuttavia, per l’affermazione della banda stagnata negli imballaggi si dovrà aspettare l’inizio dell’Ottocento.
Inventata negli anni Dieci dell’Ottocento, la lattina di banda stagnata è inizialmente fabbricata a mano. Nel 1850 furono inventate le prime macchine per agevolarne la produzione e nel Novecento il processo fu reso completamente automatico: dalle poche decine al giorno si è passati, in poco più di un secolo, a decine di migliaia all’ora.
…