Di Ubaldo Delsante
Lodovico Pagani (1874-1927) inizia presumibilmente nell’ultimo decennio dell’Ottocento a produrre conserva di pomodoro a Panocchia in società col Rognoni che – sotto il nome del padre Agostino – dal 1894 gestisce direttamente un’attività di produzione conserviera. Alla morte del Rognoni, avvenuta nel 1904, diventa titolare dell’impresa, sebbene la registrazione della ditta presso la Camera di Commercio avvenga soltanto nel 1907. Si conservano però alcuni diplomi e medaglie d’oro vinte dalla “Conserve Pagani” all’Esposizione di Milano nel 1906. I figli di Lodovico, e in particolare Gaetano (1893-1965), fecero transitare l’azienda dalla fase pionieristica della conserva nera alla fase industriale moderna, pur mantenendo la caratteristica di produttori/trasformatori. Intrapresero inoltre ampie bonifiche dei terreni nel triangolo Corcagnano-Vigatto-Panocchia e, negli anni Trenta, insediarono stabilimenti di concentrato anche a Vigatto e a Traversetolo. La ditta Pagani Fratelli è tuttora attiva a Parma.
La Rizzoli Emanuelli nacque a Torino verso il 1890 come Tosi & Rizzoli e si specializzò nella lavorazione del pesce azzurro proveniente dalla vicina Liguria. In Piemonte infatti era vivace la tradizione per questo tipo di attività. I due soci erano entrambi di origine parmigiana: Luigi Rizzoli di Parma e Romeo Tosi di Busseto.
La ditta venne trasferita a Parma nell’estate del 1892, dedicandosi anche ad altre conserve alimentari, ai salumi ed ai formaggi in uno stabilimento posto nei pressi della stazione ferroviaria, fuori dalla cinta daziaria. Nel 1905 la Tosi & Rizzoli, fortemente indebitata con la Banca Popolare Parmense, ottenne un concordato al 40 per cento, fu liquidata e rilevata dalla Società Parmigiana di Prodotti Alimentari spa, che proseguì la sua attività in via Trento n. 43.
Alla morte di uno dei soci, il cav. Romeo Tosi, la quota di sua pertinenza fu acquistata dagli Emanuelli, parenti del Rizzoli. Costituitasi come Rizzoli, Emanuelli & C., la ditta si insediò sulla via Emilia (sub. Vitt. Emanuele n. 76), quasi di fronte all’area in cui poco dopo sorgerà lo stabilimento Barilla, dove i Rizzoli possedevano dei terreni. Fu lo stesso Riccardo Barilla a consigliare l’amico cav. Emilio Rizzoli a costruire un nuovo stabilimento nei pressi (attivo fino agli anni Novanta del Novecento), con fronte sulla via Emilia e retro sul viale Partigiani d’Italia, in bello stile Liberty, che fu inaugurato nel 1906. La proprietà si è mantenuta per quattro generazioni nella medesima famiglia, divenendo così tipica e tradizionale parmigiana. Abbandonato lo stabilimento di via Emilia Est, la ditta si è trasferita alla metà degli anni Novanta del Novecento nel quartiere Spip.
Tuttora esistente è anche la fabbrica Pezziol, nata a Padova nel 1840 ad opera di Giuseppe, che inizialmente si dedicava però ai liquori. Successivamente iniziò anche la produzione di concentrato di pomodoro facendo affluire nella città veneta la materia prima attraverso la rete ferroviaria. Produceva vari concentrati, doppio, triplo, sestuplo confezionati in pani o in vasi di vetro. Dal 1890 iniziò a mettere il doppio concentrato in scatole di lamierino rivestite internamente di carta pergamena e cinque anni dopo fu acquistata la prima macchina per chiudere le scatole senza doverle stagnare una per una. Nel 1901 la Pezziol decise di insediarsi nel luogo della produzione del pomodoro e costruì il proprio stabilimento in via Emilia Ovest su un’area di tremila metri quadri, successivamente ampliato, dove la produzione avveniva già con metodi moderni mediante l’utilizzo di boules. La ditta è tuttora attiva sul posto.
L’origine della famiglia Mutti risale al XII secolo proveniente dalle vallate del Taro e del Ceno, anche se è nei campi intorno a Basilicanova che i discendenti diedero vita al nucleo dell’attività familiare arrivata fino ad oggi. Fu infatti nel 1899 che il cav. Marcellino Mutti fondò la “Fratelli Mutti” con l’obiettivo di trasformare l’azienda agricola, da lungo tempo attiva, in un’industria per la trasformazione e la lavorazione del pomodoro.
Già da tempo, infatti, con il padre Francesco (1828-1909) e il nonno Giovanni (1804-1894), la famiglia Mutti aveva intrapreso un percorso di innovazione nel campo dell’agricoltura, introducendo prassi allora poco usuali al fine di migliorare la resa dei campi e delle stalle.
Ben presto, grazie, come detto, all’impegno e alla capacità di percepire le innovazioni, Marcellino Mutti divenne proprietario di un’importante tenuta di oltre 150 ettari a Piazza di Basilicanova, fino ad allora appartenuta alla contessa Marianna Politi e poi alla Pia società salesiana di San Giovanni Bosco.
Con l’acquisizione dell’azienda, i Mutti incrementarono gli sforzi e instaurarono addirittura un apporto di stretta collaborazione con la Cattedra Ambulante di agricoltura. Tale collaborazione è testimoniata anche da un diploma dei primi anni del secolo: la Cattedra ambulante riconobbe ai fratelli Mutti “il merito nella diligente coltivazione del pomodoro”, una vocazione che si trasformerà con il tempo nell’attività principale dell’azienda familiare.
Qui sarà Mansueto ad orientarsi verso l’agricoltura attraverso l’acquisizione di terreni contigui al caseificio (corte Villanuova) e poi di fabbricazione delle conserve di pomodoro, attività che si consoliderà dopo la Prima Guerra mondiale coesistendo sempre con l’azienda agricola e con il caseificio.
Proprio dalla sua esperienza nel conflitto, Mansueto Rodolfi trarrà il marchio “Alpino” rimasto fino ad oggi il logotipo dei propri prodotti conservati.
Emerge, pure nella necessaria sintesi delle immagini prescelte, la grande varietà di marchi e il buon livello grafico di alcune proposte. Evidente il tentativo di diversificare, attraverso immagini simboliche, la marca distintiva di ogni azienda. Si osserva anche come, in alcuni casi, la produzione di conserva si affianca alla commercializzazione di Parmigiano e di salumi tipici.