Di Ubaldo Delsante
Per comprendere il diverso approccio al non facile, e mai sperimentato fino ad allora, problema dei rapporti tra produttori e trasformatori che si pose dinanzi ai principali promotori dello sviluppo agro-alimentare del Parmense negli ultimi decenni dell’Ottocento, Rognoni e Bizzozero, è necessario analizzarli dapprima singolarmente, strettamente legati alle istituzioni per conto delle quali operarono.
Carlo Rognoni (1829-1904), parmigiano, era di quasi una generazione più anziano rispetto a Bizzozero.
Subito dopo l’Unità, un benefico influsso sull’agricoltura ebbe la creazione, da parte della pubblica amministrazione, di scuole tecniche, di stazioni agrarie e di istituti sperimentali, ossia di più solidi legami tra ricerca e pratica.
Presidente del Comizio agrario di Parma (sorto il 17 luglio 1867 sulla base di una legge del 23 dicembre 1866) e titolare della cattedra di agronomia dell’Istituto Tecnico era il prof. Carlo Rognoni, che nel 1870 era succeduto al botanico prof. Giovanni Passerini.
Nel 1860, all’avvenuta fondazione della Cassa di Risparmio di Parma, Rognoni era stato nominato tra i direttori supplenti. Nel 1861 fece parte del Comitato provinciale di Parma, presieduto dal prof. Giovanni Passerini, per l’Esposizione Italiana di Firenze.
Il Comizio agrario, con il sostegno della Cassa di Risparmio, promosse acquisti collettivi di concimi chimici e ne favorì la diffusione attraverso dimostrazioni pratiche della loro utilità.
Rognoni fin dal 1869 compilò un’accurata descrizione dell’industria casearia parmigiana, sulla quale si baserà poi Barbuti nello specifico capitolo della sua Monografia.
Il Comizio agrario di Parma, come scrive Barbuti, si impegnò, negli anni Settanta dell’Ottocento, per il miglioramento delle razze suine, in particolare incrociando la nostrana di pianura e bassa collina con capi inglesi Large White dello Yorkshire, “ma non incontrarono grande favore nei nostri allevatori che conservano di preferenza la razza indigena”.
Sia l’Istituto Tecnico che i Comizi agrari di Parma (con 535 soci nel 1877), di Borgo San Donnino (con 55 soci) e di Borgotaro (che visse stentatamente e fu soppresso nel 1886) si preoccuparono di migliorare gli strumenti e le macchine agricole, mettendo a disposizione dei contadini i prototipi più evoluti e provandoli nel podere sperimentale, ma con scarsi risultati pratici. In provincia di Piacenza, i Comizi agrari erano ubicati a Piacenza, Bobbio e Fiorenzuola d’Arda. Anch’essi organizzarono scuole serali, si impegnarono perché cessassero i furti campestri, propagandarono l’uso dei fertilizzanti chimici e delle nuove macchine, avviarono campi sperimentali e vivai, organizzarono fiere e concorsi. Sia i Comizi del Parmense che quelli del Piacentino aderirono, fin dalla sua costituzione nel 1892, alla Federconsorzi.
Nell’anno scolastico 1876-77, gli iscritti alla sezione di Agrimensura dell’Istituto Tecnico di Parma erano 14. Ma tenendo conto anche degli alunni del primo anno, non ancora divisi nelle specializzazioni, gli aspiranti agrimensori possono essere calcolati nel decennio 1876-85 intorno ai 30-35 per anno. In ogni caso non se ne diplomavano più di 7 o 8 all’anno e non tutti erano della provincia di Parma.
“Le nozioni di chimica agraria diffuse ora assai più largamente che per lo passato, le analisi di prodotti, terreni e concimi fatte nel laboratorio agrario dell’istituto, le ripetute prove al podere sperimentale di nuove sementi, di concimi artificiali, e di sistemi non prima esperiti, corroborate dall’istruzione data dalla cattedra, e la diffusione nel bollettino mensile del Comizio di Parma, delle notizie che vi si riferiscono e dei risultati ottenuti; tuttociò, e più che altro l’intelligente e non comune operosità del Presidente del Comizio Cav. Carlo Rognoni, contribuì a scuotere diversi nostri agricoltori e ad invogliarli a seguire i progressi loro designati nell’arte. Sventuratamente costituiscono costoro il minor numero, perché i più non apprezzano o non possono, accadendo spesso che la scadenza della cambiale, gli interessi del debito ipotecario od altri impegni pecuniari assorbano quel tanto che col pensiero erasi già vagheggiato di destinare a qualche miglioria”. Il Comizio agrario dette un certo impulso alla viticoltura chiamando a Parma a tenere un ciclo di lezioni il prof. Ottavio Ottavi di Casale Monferrato, tanto che miglioramenti si ebbero ben presto nelle zone di Sala Baganza e di Arola di Langhirano.
Sebbene i promotori della Cattedra ambulante si rendessero conto che la scuola avrebbe portato a risultati pratici soltanto a lunga scadenza, pure mantennero con l’istituzione scolastica i migliori rapporti e utilizzarono il laboratorio di chimica annesso all’Istituto tecnico per le necessarie analisi dei terreni e contarono sulla collaborazione dei Comizi agrari onde individuare al meglio gli indirizzi colturali.
Rognoni, come più estesamente esposto nella relazione qui a fianco, studiò per primo il pomodoro e la sua coltivazione, ne portò la coltura in pieno campo e l’introdusse nella rotazione agraria in associazione al granturco. Lo stesso nel 1874 fondò una società di agricoltori per la preparazione della conserva di pomodoro. Tra i primi coltivatori che si unirono a Rognoni nella coltivazione del pomodoro e nella fabbricazione della conserva sono da ricordare Lodovico Pagani (1874-1927) e Brandino Vignali (1868-1944).
Fin dal 1869 egli sperimentò inoltre la coltivazione della barbabietola da zucchero e in seguito la propagandò attraverso il Bollettino del Comizio Agrario. Propugnava tuttavia, come per il pomodoro, lo sfruttamento industriale diretto da parte degli agricoltori, entrando in polemica con Bizzozero.
Antonio Bizzozero (1857-1934), trevigiano, si era diplomato alla Scuola Superiore di Agricoltura di Milano.
L’idea della creazione di Cattedre ambulanti di agricoltura cominciò ad affacciarsi negli ambienti universitari, tra gli agronomi allievi del prof. Ottavio Ottavi, fin dal 1860 e già nel 1862 le prime realizzazioni avvennero in Sicilia, a Noto, ad opera del conte prof. Rocco Sanfermo e successivamente ad Ascoli Piceno e Rovigo.
Nel 1885, su iniziativa di alcuni affittuari e proprietari della provincia, si costituiva l’Associazione Agraria, che aveva quale primo presidente Francesco Caprara e che si poneva fin dall’inizio l’obiettivo di ottenere lavori pubblici di sistemazione idraulica, il credito agrario agevolato, le cattedre ambulanti ed altre provvidenze governative a favore dell’agricoltura, senza trascurare di intervenire anche in sede elettorale politica.
Poco dopo, nel 1888, sorgeva a Parma un Consorzio tra agricoltori, detto Sindacato Agricolo, con lo scopo di acquistare e distribuire, col sostegno finanziario della Cassa di Risparmio, grosse partite dei principali concimi chimici, che cominciavano così ad essere utilizzati con crescente frequenza e apprezzabili risultati. L’anno seguente il Sindacato effettuava delle prove su campi sperimentali giungendo a dimostrare che le concimazioni con fertilizzanti di sintesi, tenuto conto dei risultati in termini di rese, erano largamente preferibili per convenienza economica alle tradizionali letamazioni delle campagne coltivate a cereali.
“La cultura nazionale – scrivono Salghetti e Bonazzi – sotto la spinta dell’esigenza di raffrontare nel concreto i problemi sociali ed economici della nazione emergente, scopre il positivismo, teoria di recente formazione, che guardava alla sperimentazione scientifica come unica fonte di indicazioni certe per regolare i comportamenti dell’uomo nell’economia e nella società. L’applicazione del metodo “positivista”, che tanta importanza aveva avuto nel rendere più noti i fenomeni naturali, diventerà, nell’epoca delle Cattedre ambulanti, il punto di riferimento costante per ogni azione tendente a diffondere il pensiero scientifico nell’attività economica e in particolare in quella agricola”.
L’iniziativa di istituire in Parma una Cattedra ambulante di agricoltura (la seconda sorta in Italia) fu assunta dalla Cassa di Risparmio di Parma sotto la presidenza del cav. avv. Guido Vighi e dalla Deputazione Provinciale presieduta dal cav. ing. Celestino Ponzi, ma a tradurre in pratica il progetto fu l’ing. Cornelio Guerci, allora consigliere in entrambi gli organismi; questi si avvalse subito dell’apporto tecnico del prof. Antonio Bizzozero, giovane agronomo che si riconosceva allievo del menzionato prof. Sanfermo.
Guerci descriverà poi in un suo fondamentale volume le fasi iniziali di questo progetto e tutte le altre provvidenze messe in atto, in particolare dalla Cassa di Risparmio, in favore dell’agricoltura e che valsero a dare un brusco ma salutare risveglio a tutto il mondo agricolo nell’ultimo decennio dell’Ottocento.
Dapprima, nel 1891, fu presa in considerazione una proposta del prof. Bressan, preside dell’Istituto tecnico, di dar vita ad una scuola pratica per i figli dei contadini. Tuttavia Guerci, uomo d’azione, poco propenso ai progetti di troppo lungo respiro come poteva essere quella di una istruzione ai giovanissimi, preferì optare invece per una forma di acculturazione e di convincimento (lui stesso parla di propaganda) degli agricoltori adulti e già attivi, che avrebbe esplicato i suoi effetti pratici da subito, nell’immediato, oltre che, auspicabilmente, anche per il futuro.
Il Consiglio provinciale nominò dunque una commissione, la quale a sua volta incaricò gli stessi Guerci e Ponzi di recarsi a Rovigo, dove già era in funzione una Cattedra ambulante, per acquisire le necessarie informazioni. Direttore della Cattedra rodigina era il prof. Tito Poggi, che presentò ai due parmigiani il giovane ed entusiasta Bizzozero. Poggi, che ben conosceva anche Solari, verrà poi a Parma a tenere una conferenza ad un gruppo di agricoltori, cui seguì un “cordiale banchetto” durante il quale furono gettate le basi della nuova istituzione, affidata fin dal settembre 1892 a Bizzozero, a spese della Cassa di Risparmio (che aveva deliberato in proposito uno stanziamento annuo di duemila lire per i locali e il relativo arredo fin dal 18 marzo), senza nemmeno attendere l’approvazione della Deputazione Provinciale, che seguirà l’8 dicembre sulla relazione presentata dallo stesso Ponzi. “Da questa data – scrive Guerci – comincia il beneficio alla nostra Provincia, del consiglio, dell’iniziativa, dell’opera e della parola del Prof. Bizzozero”.
La Cattedra ambulante era nata dunque in accordo e previa consultazione con l’istituzione scolastica ufficiale, ma avrebbe poi preso una strada tutta propria, scartando – e implicitamente considerandoli poco produttivi – sia l’insegnamento ai giovanissimi e sia un podere sperimentale, dove non sarebbe stato facile trascinare gli agricoltori. Molto meglio far camminare Bizzozero per monti e per valli, per dimostrare e convincere di persona, calarsi nel vivo di un mondo rurale fermo da secoli, restio ad accogliere le novità, testardo e diffidente.
Propagandando il Consorzio agrario, Bizzozero mostra scarsa fiducia nei Comizi agrari e nelle istituzioni governative in genere: “Perché la iniziativa privata si sostituisca all’opera governativa e dia vigoroso impulso a tutti i rami dell’industria agricola, bisogna che le nuove associazioni agrarie abbiano a loro disposizione una larghezza di mezzi che il Governo non potrà mai dare. I poveri Comizi agrari hanno perduto una gran parte del loro tempo e fiaccata la loro energia implorando soccorsi in alto e in basso ed assottigliando i loro bilanci fino a ridurli in uno stato di pietosa consunzione. È tempo che ci divezziamo dal considerare il Governo, le Provincie, i Comuni come altrettanti istituti di beneficenza, eterni distributori di grazie come i conventi medioevali, surrogati della divina Provvidenza! Ciò non è dignitoso in cittadini di una grande e libera nazione, né vantaggioso…”.
Bizzozero avrà un contratto di tre anni ed uno stipendio di 4.000 lire l’anno, equivalenti a odierne 19.200.000; da Parma non si muoverà più, fino alla vigilia della sua scomparsa.
Le conferenze nei comuni rurali erano precedute da avvisi alle autorità locali e dall’affissione di manifesti. In alcuni comuni venne persino dato il segnale con trombe, tamburi e col suono delle campane. Dapprima furono scelti i giorni festivi, per avere più pubblico, poi si passò anche a quelli lavorativi. La tecnica di approccio attuata da Bizzozero funzionò e, come scrive Guerci, “Si può affermare che la prima visita della Cattedra ambulante fu, pei comuni e le ville, uno dei più lieti avvenimenti”, quasi una sagra di paese, insomma. Gli argomenti trattati, cui seguiva sempre una dimostrazione pratica sul campo, erano quelli della cooperazione agraria, dell’impiego dei concimi chimici e della buona conservazione dello stallatico, della coltivazione dei prati di leguminose, della potatura della vite e della difesa contro i parassiti, dell’allevamento del maiale, dell’utilizzo di nuovi attrezzi e di tutto quanto riguardava un’agricoltura più moderna ed efficiente.
Dopo i primi tentativi del 1892, nel 1893 furono tenute 90 conferenze, delle quali 40 a Parma e 50 in 39 comuni e villaggi della provincia. Nel 1894 si tennero 79 conferenze, e di queste, 20 in aperta campagna, sull’impiego degli aratri in ferro, dei nuovi erpici, delle seminatrici, degli spandiconcime, sulla difesa dei vigneti dalla fillossera e sul miglioramento dell’alimentazione del bestiame in vista della introduzione di riproduttori di nuove razze bovine e della istituzione di latterie sociali. A tutto il settembre 1895 le conferenze assommavano a 65, di cui 40 a Parma. Per propagandare la Cattedra non si esitò a far ricorso agli inviti dei parroci dall’altare.
Col contributo della Cassa di Risparmio, tra il 1893 e il 1895, la Cattedra ambulante tenne tre corsi di un mese ciascuno sulla potatura e l’innesto, che videro la partecipazione di 34 allievi nel primo, 49 nel secondo e 73 nel terzo, provenienti di diversi comuni della provincia. Docente era ancora Bizzozero, con l’aiuto di un suo vecchio allievo fatto giungere appositamente dal Veneto.
Ancora col contributo della Cassa di Risparmio e dell’Amministrazione provinciale, nel 1894 fu organizzato un servizio di vigilanza antifillosserica in otto comuni dove maggiore era la diffusione della vite.
È lo stesso Guerci a sottolineare come non basti mettere insieme un po’ di gente, un presidente e uno statuto per creare una vera e duratura cooperazione, ma che fondamentale risultava l’istruzione data dalla Cattedra ambulante e l’aiuto concesso dalla Cassa di Risparmio e dalla Provincia. In seguito, scrive con ottimismo, “penseranno gli agricoltori alla loro istruzione, ed a quelle forme d’istituzioni rispondenti ai loro bisogni”. E nella conclusione del suo volume, dopo aver decantato gli effetti dell’insegnamento della Cattedra dal Po agli Appennini, insiste sul valore primario dell’intrapresa privata: “Che Iddio benedica chi capisse una buona volta che è tempo di darsi le mani attorno, di lasciare un po’ di pace a questo Governo, dal quale si pretende tutto, poiché se l’iniziativa non è nei cittadini, esso sciupa tempo e denaro”.
Fino al 1905, le elargizioni della Cassa di Risparmio di Parma per il mantenimento della Cattedra ambulante ammontarono complessivamente a oltre 130 mila lire, senza contare la gratuita concessione del locali e le relative spese di illuminazione e riscaldamento, nonostante che fin dal 1897 a tutte le Cattedre giungessero contributi statali.
In parallelo con le Cattedre ambulanti, Bizzozero diede vita ai Consulti agrari ed ai campi sperimentali e di dimostrazione, allo scopo di calarsi nella realtà pratica dei singoli agricoltori e di tradurre in atti concreti le nozioni generali fornite durante le conferenze. I consulti potevano essere orali, scritti oppure con sopralluogo. Complessivamente, tra il 1893 e il 1895 (a tutto settembre), Guerci calcola che i consulti furono un migliaio, di cui circa 150 con sopralluogo.
Nello stesso periodo, cioè tra le annate agrarie 1892/93 e 1895/96, i campi sperimentali furono 21 e quelli di dimostrazione 23, attuati sempre dietro richiesta degli agricoltori. “I campi di dimostrazione – spiega Guerci – sono fatti per la gente alla buona, che ha del criterio da vendere, che non vuole perdersi in ricerche, ma s’accontenta di ottenere quei risultati che si hanno soltanto che si applichi un sistema, o un principio, od una pratica conosciuti. (…) I campi sperimentali, invece, servono per la gente colta in cose d’agraria, per l’aristocrazia degli agricoltori i quali, a differenza di San Tommaso, non s’accontentano di voler mettere il dito, ma vogliono proprio ficcarvi la mano, per vedere, misurare, indagare, dovessero anche controllare una prova fallace, o pervenire a risultati negativi”. Ed in queste frasi si racchiude tutta l’ideologia positivista del futuro deputato parmigiano, il quale non manca di dar conto dettagliatamente di alcuni campi sperimentali e di dimostrazione attuati sia in pianura che in montagna.
La Cattedra ambulante si preoccupò anche del miglioramento del bestiame ovino e bovino, settore nel quale Bizzozero si avvalse della collaborazione del veterinario dott. Giuseppe Nuvoletti. In particolare, dopo una visita in Svizzera, vennero acquistati parecchi tori, i primi otto dei quali giunsero a Parma nel giugno del 1894. Rognoni non accolse favorevolmente questa radicale innovazione, propendendo invece per un semplice miglioramento della razza locale; anche in questa occasione non mancarono scontri e polemiche con Bizzozero, il quale ebbe la meglio.
La novità fu introdotta nel mondo contadino con l’aiuto di premi e mostre, sovvenzionate come al solito dalla Cassa di Risparmio, allo scopo di superare gli inevitabili pregiudizi. Nel settembre 1895 un concorso a premi venne indetto in cinque località dell’alta Val Parma: Corniglio, Tizzano, Scurano, Ponte di Lugagnano e Trefiumi. Non a caso in tutti questi paesi sorgeranno poi Casse rurali, a riprova dell’efficacia propagandistica delle iniziative di Bizzozero. “Col miglioramento del bestiame – commenta Guerci – cammina di pari passo il miglioramento dei prati e dei pascoli, e si diffondono i concimi chimici ed i panelli da foraggio, concimi ed alimenti, che, appunto perché occupano poco volume in relazione del loro potere fertilizzante e nutritivo, riescono sommamente vantaggiosi pel monte”.
Dalla Cattedra ambulante nacque il Consorzio Agrario Cooperativo nel corso di una riunione, che agli organizzatori non riuscì del tutto facile da gestire, svoltasi il 31 dicembre 1892 presso la sede della Cassa di Risparmio, previo invio a circa 5 mila agricoltori di una circolare d’invito firmata da una commissione direttiva che faceva capo a Guerci e composta dall’avv. cav. Antonio Pelagatti, dall’ing. Carlo Spreafichi, dal dott. Quinzio Ugolotti e dall’avv. cav. Guido Vighi. Venne subito nominato il consiglio d’amministrazione, presieduto da Bizzozero e si diede inizio alla pratiche volute dalla legge per il riconoscimento giuridico. Nell’attesa, con l’appoggio della Federazione dei Consorzi agrari di Piacenza (fondata nel 1892), si cominciò ad acquistare ed a rivendere concimi, zolfo e solfato di rame utilizzando ogni angolo libero nei locali della Cassa di Risparmio. Un magazziniere venne assunto alla metà del 1893 e in seguito un cassiere-contabile ed un ragioniere.
“Il primo magazzino – nota Guerci, – lo concesse gratuitamente la Provincia; ma non bastò, e si prese in affitto un altro locale che ancora non basta”. Vennero pertanto iniziate trattative per acquisire un immobile di proprietà.
I soci salirono dagli iniziali 141 del 1893 a 176 nell’anno successivo ed a 318 nel ’95. Le vendite passarono dalle 70 mila lire del 1893 alle 150 mila del ’94 ed alle 220 mila del ’95.
Oltre ai concimi, vennero acquistati e distribuiti ai soci attrezzi e sementi; macchine più complesse e costose, come una selezionatrice di semi, venivano concesse a noleggio, sempre con l’appoggio finanziario e creditizio della Cassa di Risparmio.
Le motivazioni ideologiche che sottostavano alla creazione dei consorzi agrari e della Federconsorzi “prevedeva essenzialmente – come ha notato Banti – due punti fondamentali: da un lato un forte impegno per la diffusione delle principali innovazioni tecniche; dall’altro il rispetto di uno dei principi base del credo liberale, per cui ogni agricoltore doveva essere libero di scegliere quel rappresentante che avesse preferito in base alle sue convinzioni politiche, mentre la formazione di un partito agrario era invece considerata una mossa corporativa, limitata e settoriale, dimentica, in fin dei conti, del compito che gli agrari avrebbero dovuto avere di rappresentare tutta quanta la società civile, di farsi, in un certo senso, classe generale”. [Alberto Mario Banti, Gli agrari padani. Problemi di analisi e ipotesi di interpretazione, in Salvatore Adorno e Carlotta Sorba (a cura di), Municipalità e borghesie padane tra Ottocento e Novecento, Franco Angeli, Milano 1991, p. 120].
Il primo magazzino di proprietà del Consorzio Agrario sorse nella zona lasciata libera dalla demolizione dei bastioni, tra le attuali viale Mentana e viale Fratti e fu inaugurato il 15 luglio 1900. L’orazione ufficiale fu tenuta da Bizzozero al banchetto offertogli dagli agricoltori parmigiani. Si trattava di un capannone che richiamava le forme dell’architettura rurale, con tetto a due pioventi e capriate in legno, progettato dall’ingegner Pio Mariotti, fratello del sen. Giovanni. A quella data il Consorzio contava ormai 1300 soci e Bizzozero, nel suo discorso, non manca di richiamarne i successi – come il diploma d’onore ottenuto unitamente alla Cassa di Risparmio ed alla Cattedra ambulante all’esposizione universale di Parigi – e le finalità economiche e sociali: “Esso non solo si manterrà il grande moderatore dei prezzi del mercato, con vantaggio di tutti, ma coadiuverà in modo mirabile la propaganda della Cattedra ambulante; provvederà ai bisogni urgenti dei più modesti agricoltori; preparerà per tutti la più pratica e più potente difesa nella gran lotta commerciale; sarà il grande canale per cui il credito agrario potrà alimentare con sicurezza fino le più umili e nascoste sorgenti del lavoro”.
La strategia di Bizzozero mira, in estrema sintesi, a ridefinire da un lato gli equilibri zootecnico-foraggeri allo scopo di sfruttare le possibilità dell’industria casearia basata sulla produzione del grana, e dall’altro a introdurre nelle rotazioni delle sarchiate da rinnovo, cipolla, bietola e pomodoro, al posto della melica, in funzione di traino delle rispettive industrie di trasformazione, puntando come linea di tendenza ad una stretta integrazione agro-industriale.
Ancor più che per l’industria delle conserve di pomodoro, capitali e tecniche erano richiesti in misura elevata per lo zuccherificio, che infatti sorse per iniziativa di un gruppo industriale di fuori provincia.
È in questi anni che viene a svilupparsi l’aspra, ma feconda polemica che Bizzozero e la Cattedra Ambulante da un lato, e Rognoni e il Comizio Agrario dall’altro conducevano per ottenere i consensi e la fiducia degli agricoltori verso le rispettive istituzioni e che si giocava soprattutto sul diverso modo di affrontare e prospettare il rapporto tra agricoltura e industria di trasformazione. “Il Comizio – nota Adorno – sosteneva la necessità che gli agricoltori, per svincolarsi dal ricatto industriale sui prezzi di conferimento della materia prima, si facessero essi stessi trasformatori e proponeva che l’esempio dell’industria conserviera venisse esteso in campo locale a quella zuccheriera. La Cattedra si schierava invece per una netta distinzione di ruoli e funzioni tra agricoltori e industriali, auspicando una evoluzione in questo senso dell’industria delle conserve. Il modello che si affermò, sia pure in maniera spuria, fu quello imboccato dall’industria di trasformazione del pomodoro. (…) Molti capitali nuovi si riversarono nel settore conserviero che assunse un ruolo primario rispetto a quello zuccheriero. Tra il 1902 ed il 1907 sorsero 19 stabilimenti forniti di caldaie a vapore per un investimento complessivo di 4 milioni di lire. Nel 1908 erano già 24”. In alcuni casi si trattava di grosse società per azioni con rilevante capitale sociale, ma per la maggior parte mantenevano i caratteri della piccola azienda familiare. In ogni modo, una parte rilevante dei capitali investiti proveniva dall’agricoltura, riconfermando l’antica tradizione legata alla produzione della conserva nera.
Al Consiglio d’amministrazione della Cassa di Risparmio tutto questo gran discutere appariva poco opportuno, tanto più che l’Istituto sovvenzionava sia la Cattedra ambulante che il Comizio agrario (sebbene in misura minore) e dunque veniva a trovarsi in una situazione quantomeno imbarazzante. Così, nella seduta del 9 dicembre 1898, il Consiglio invitava il presidente della Cassa prof. Seletti“ad intervenire e far sentire il desiderio dell’Amministrazione, che non abbia ulteriormente a prolungarsi una disputa degenerata in questione personale fra i rappresentanti di due Istituzioni sempre favorite dalla Cassa e chiamate a procedere unite al raggiungimento degli scopi comuni”.
Nel complesso, tra il 1890 e il 1913, il prodotto lordo vendibile dell’agricoltura si è incrementato di circa un terzo.
Nei suoi ultimi anni di attività, Bizzozero, quale direttore della Cattedra ambulante di Parma, sostenne in modo attivo la politica governativa rivolta alla più assoluta autarchia e moltiplicò le sue conferenze in provincia per convincere gli agricoltori ad utilizzare al meglio ogni angolo del territorio coltivabile. Nel 1924 il governo aveva emanato un decreto “sugli usi civili” per favorire il dissodamento e la messa a coltura delle antiche e tradizionali Comunalie: Bizzozero si mosse, sembra dopo qualche incertezza iniziale, nella direzione voluta dal governo. Resterebbe da analizzare – ma la cosa non è proponibile in questa sede – se Bizzozero fosse o meno consapevole dei danni sociali, economici ed ambientali che tale politica avrebbe provocato.
Del resto, non soltanto Bizzozero, ma anche i cattolici di cultura solariana aderirono alla Battaglia del grano promossa dal Fascismo nel 1925 ed anzi quasi rivendicarono la priorità dell’idea ispiratrice, sebbene per fini di promozione sociale che il regime abilmente manipolava a scopo propagandistico ed a supporto di ben altra politica di potenza e di espansione coloniale. (Sull’atteggiamento dei cattolici è illuminante la “lettera al Ven. Clero e dilettissimo popolo della Città e della Diocesi“ scritta da mons. Conforti il 20 ottobre 1925 “Per l’incremento della produzione granaria in Italia”).
Nel 1933, poco prima della scomparsa di Bizzozero, con una legge emanata dal Ministero delle Corporazioni, le Cattedre Ambulanti di Agricoltura vennero soppresse e sostituite dai Consigli Provinciali dell’Economia Corporativa.
(Archivio Consorzio Agrario Provinciale, Parma)