Giuseppe Verdi e l’Oro Rosso di Lorenzo Dondi

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Il pittore Lorenzo Dondi ha donato nel 2021 all’Associazione dei Musei del Cibo della provincia di Parma, il dipinto, di propria mano, denominato “Oro Rosso – Opera 28”, raffigurante Giuseppe Verdi (1813-1901) e il pomodoro, olio su carta cm 40×30.
«Tanti anni fa ho voluto onorare il Genio, uomo della Bassa come me. Nel 2001 centenario della morte, la scultura in cera che avevo fatto tempo prima l’ho fusa in oro e diventò il logo del festival Verdiano. Quell’anno grazie al mio Verdi divenni amico di Jose Saramago, Nobel della letteratura e ricevetti la stima commovente di Claudio Abbado. Spero che piaccia a tutti i melomani».
L’opera, che riprende quella figura, immagina una ventottesima opera di Giuseppe Verdi (che, come noto, ne produsse ventisette) dedicata al pomodoro ed è stata collocata presso il Museo del Pomodoro alla Corte di Giarola in comune di Collecchio (PR).
Lorenzo Dondi, figlio di Bruno e Slavita, concepito nell’inferno di un campo di concentramento mentre ancora divampa la Seconda Guerra Mondiale, nasce a San Secondo Parmense il 21 settembre 1945. Si trasferisce con la famiglia a Fontanelle, dove conosce il giornalista e scrittore Giovannino Guareschi (1908-1968) e il critico cinematografico Pietrino Bianchi (1909-1976).
Vive nella Bassa parmense fino al 1959, quando si trasferisce a Parma.
La sua vocazione artistica nasce, subito dopo il servizio militare, quando, disoccupato, su consiglio della moglie Donatella, prende in mano pennelli, tele e colori. Sarà un colpo di fulmine per il colore e per quel surrealismo che gli permette di tirar fuori le presenze che gli vivono dentro. «Studio incessantemente l’uomo, nelle sue problematiche esistenziali: siamo così grazie ai nostri dolori e insuccessi».
Inizia a dipingere nel 1967, tenendo la prima personale di pittura alla Galleria Antelami di Parma. Nel 1976 inizia anche a scolpire. Nel 1982 apre con la moglie ed il fratello Francesco, musicista, la storica birreria “La Corriera Stravagante” (dal romanzo di John Steinbeck). Ritrovo di molti giovani parmigiani, ha organizzato numerosi concerti di jazz, blues, rock e ospitato cantautori di vaglia (Vinicio Capossela ha esordito qui). La birra spillata – ancor oggi si firma “il birraio” – gli serve per mantenere la famiglia, mentre con la pittura, racconta i naufragi suoi e dei suoi simili. «È una pittura figurativa, che racconta storie…». Riceve premi nelle varie mostre collettive e concorsi a cui partecipa; allestisce la seconda personale nel 1997 ad Asiago, in Veneto.
Nel 1999 e nel 2000 partecipa a collettive a Reggio Emilia e Parma; nel giugno 2000, su invito di Auritalia, è protagonista a Villa Sesso Schiavo di Sandrigo (Vicenza) con una mostra di sculture auree. Nell’agosto dello stesso anno allestisce una personale di resine ad Asiago e a novembre vince il Concorso di scultura verdiana; la sua opera viene riprodotta su monete, lingotti e spille dall’azienda orafa Unoaerre di Arezzo. La sua opera verdiana completa è conservata oggi al Museo dell’Oro di Arezzo, accanto a quelle di Salvador Dalì, Manzù, Pomodoro e Romagnoli.
Nel 2001 partecipa alla rassegna “Personaggi e atmosfere verdiane” tenuta al Museo Glauco Lombardi di Parma per la quale disegna anche il manifesto. Nel 2002 presenta un progetto al concorso internazionale per la ricostruzione delle Torri Gemelle ricevendo l’encomio dal sindaco di New York, Bloomberg.
Nel 2005 espone nuovamente ad Asiago e nel 2006 allestisce una antologica a Palazzo Giordani, sede della Provincia di Parma. Nel giugno 2008 espone alla Camera di Commercio di Parma e, tra il dicembre 2011 ed il marzo 2012, a Marostica. Negli anni successivi, è al Fuorisalone di Milano. Nel novembre 2012 al Circolo Castellazzo di Parma organizza una mostra a tema dedicata allo stupore. Lo stesso che colpisce coloro che osservano le sue opere, dal preciso taglio surrealista, spesso caratterizzate da pochi elementi dai forti rimandi simbolici, veri e propri racconti per immagini dai densi colori distintivi. Come ricorda Stefania Provinciali, la pittura di Dondi è «espressione di una poetica che affonda le radici in una figurazione a tratti surrealista, con abbagli metafisici, che guarda all’umanità, ai suoi vizi ed alle sue virtù, con lucide e provocatorie immagini, titoli, allusivi e a volte pungenti. Cerca l’armonia nei colori, per cambiare la realtà attraverso il sogno, pur nella consapevolezza di scavare con la sua pittura nell’intimo delle cose».