Mappa del percorso
L’itinerario
Inoltrandosi lungo il sentiero, pochi metri dopo la Chiesa di San Nicomede, il visitatore incontra tre grandi alberi di bagolaro. Uno in particolare è il guardiano silenzioso dell’antico accesso alla Corte di Giarola, quello attraverso il quale passavano i pellegrini che qui trovavano ristoro durante il viaggio lungo la Via Francigena. Messi a dimora da tempo immemore, hanno disperso una miriade di frutti da cui sono nate generazioni di piantine che oggi vegetano nell’attiguo complesso forestale
Sulla destra, quasi nascosto da arbusti di nocciolo e sambuco nero, compare un bosco rado: si tratta del campo catalogo di alcune varietà di antichi alberi da frutta. Sulla curva si scorgono anche i ruderi dell’antico Mulino a servizio della Corte di Giarola, posto l’ungo l’asta del Canale Naviglio Taro.
Continuando lungo il sentiero, si giunge ad un bacino di calma del Canale Naviglio Taro: qui un sistema di paratoie lascia passare le acque ad uso irriguo verso i campi, oppure le restituisce al fiume.
Chi fosse curioso di vedere il fiume e fare un po’ di birdwatching, può giungere subito al greto seguendo la breve deviazione sulla destra che costeggia il canale scolmatore. Nel greto, vicino alle rive, sarà accolto da salici bianchi, pioppi neri e ontani neri. Oltre le loro chiome sono visibili il materasso di ghiaia e le acque del Taro che scorrono lungo diversi canali secondari. Questo è il territorio di caccia di aironi e sterne comuni.
Il sentiero si inoltra nel bosco in direzione Oppiano Taro e rimane a lungo sotto la volta arborea, costeggiando il sinuoso percorso del canale Naviglio Taro. Tra gli alberi più rappresentativi: olmi, pioppi neri e pioppi bianchi, noccioli. Tutt’attorno una miriade di canti di uccelli di bosco: capinere, usignoli, cince, picchi. A metà del percorso sono ancora visibili antichi manufatti idraulici: i gabbioni, utilizzati per contrastare l’azione erosiva dell’acqua.
Giunti a Oppiano Taro, guidati dall’alta torre campanaria della chiesa, ci si ritrova in un’ampia radura contornata da arbusti di rosa canina, biancospino e, soprattutto, olivello spinoso, dalle foglie grigiastre e dai caratteristici frutti arancioni molto ricchi di vitamina C.
Procedendo ancora lungo il sentiero, sulla sinistra emerge la collina delle erbe aromatiche e tra i fili d’erba sono disseminate piccole piante nutrici delle farfalle: le bulbose, la carota selvatica, la centaurea, l’aristolochia.