«Pomo d’oro, cosiddetto volgarmente dal suo intenso colore, overo pomo del Perù, quale o è giallo intenso overo è rosso gagliardamente […] ancora lui da ghiotti et avidi de cose nove è desiderato […] ma al mio gusto è più presto bello che buono».
Così scriveva Costanzo Felici in una lettera a Ulisse Aldrovandi (1522-1605) del 10 marzo 1572.
Medico e naturalista, Costanzo Felici (1525 ca.-1585), attento anche ai prodotti che erano giunti in Europa dal Nuovo Mondo, indicava le due qualità di pomodori, giallo intenso e rosso gagliardamente, frutto «desiderato da ghiotti e avidi de cose nove» benché, a suo giudizio, fosse «più presto bello che buono».
Anche Castor Durante nel suo Herbario nuovo (1585) conosce le specie gialle e rosse e pur sapendo che «i pomi d’oro mangiansi nel medesimo modo che le melanzane con pepe, sale e olio» aggiunge «danno poco o cattivo nutrimento».
Dunque in quegli anni del secondo Cinquecento, il pomodoro è ancora del tutto marginale nell’alimentazione, anzi visto con sospetto, da alcuni ritenuto addirittura malsano, da altri invece afrodisiaco…