Descrizione
Raccolta di 105 scatole di conserva, tutte della stessa forma cilindrica, dello stesso formato (circa cinque chilogrammi) e tutte coeve. Attraverso i marchi aziendali, elemento di riconoscibilità ricco di significati e simbologie, rappresentano le aziende attive nel Parmense (il nucleo più numeroso, con 60 esemplari), in Emilia (specie nel Piacentino) e più in generale in Italia.
Scheda pratica
Ambito:
Fabbricazione italiana
Data:
sec. XX, 1938
Dimensioni:
23x16
Materiale:
banda stagnata, stampa litografica
Numero:
068-125; 126; 128-169; 178-179
Note:
Con il termine “latta” s'intende la lamiera di ferro sulla cui superficie viene depositato un sottile strato di stagno. Se la sua applicazione avviene mediante elettrolisi, prende il nome di banda stagnata. Il procedimento consente di ottenere contenitori con la robustezza del ferro e la resistenza alla corrosione dello stagno. Lo sviluppo tecnologico, che ha portato in tempi recenti alla produzione a basso costo di lamiere in alluminio o in acciaio inox, ha ridimensionato l'uso della latta nelle conserve alimentari, sia per il maggior costo dello stagno, sia per la sua minore compatibilità con alcuni usi alimentari, mentre per le altre applicazioni si è fatto ricorso alle materie plastiche. La banda stagnata cominciò a essere lavorata tra la fine del secolo XIII e primi anni del Trecento a Wunsiedel, una cittadina dell'Alta Franconia, in Germania. La sua affermazione negli imballaggi si ebbe solo tra la fine del Settecento e i primi anni dell’Ottocento. Fu l’inglese Peter Durand a depositare un brevetto (UK Patent 3.372) il 25 agosto 1810. L’inglese Bryan Donkin e il socio John Hall, acquisito nel 1812 il brevetto da Durand – e applicando le metodologie di Nicolas Appert – iniziarono la produzione di cibi confezionati in scatole di latta, presentati con successo nel 1813 al Duca di Wellington. Utilizzate dall’Esercito, dalla Marina e dai primi esploratori, le scatolette, o “lattine” come ancora oggi sono chiamate, furono commercializzate nei negozi dal 1830. In Italia Francesco Cirio (1836-1900) e Pietro Sada (1855 ca-1942) furono i primi a confezionare vegetali (1856) e carne (1881) in latte di banda stagnata, importandole però dall’estero. Il primo fabbricante italiano di scatole in banda stagnata fu Luigi Origoni, che il 4 febbraio 1890 iniziò l’attività alla Bovisa di Milano.
Anche la conserva di pomodoro, inizialmente confezionata in bottiglia trovò nelle latte l’imballaggio ideale. Per la sua commercializzazione si utilizzavano barattoli cilindrici in banda stagnata, litografati con i marchi e le scritte volute dal fabbricante. I barattoli erano messi a disposizione delle fabbriche da apposite industrie nazionali, ma ben presto anche da ditte locali. Una produzione di barattoli di latta e casse per imballaggio fu intrapresa a Parma a partire dal 1907 dalla Società Ligure Emiliana in uno stabilimento sorto in viale Piacenza, nella periferia Nord-Ovest della città. Tra le due guerre, per iniziativa della Pezziol, sorse a Parma un’altra ditta produttrice di barattoli in banda stagnata: la S.C.E.D.E.P. Le fabbriche di conserva poste sulla pedemontana, invece, potevano rifornirsi dei barattoli presso un’azienda fondata a Sala Baganza dal bolognese Giuseppe Vitali, che nel 1918 la cedette a un’industria che aveva altri stabilimenti del genere in Italia, la Metalgraf di Milano e che nel 1931 diventerà S.I.R.M.A. (Società Italiana Recipienti Metallici e Affini), con stabilimento in via Golese a Parma.
La notevole raccolta di latte da conserva esposta nel Museo presenta una campionatura delle confezioni di aziende attive in Italia nell’anno 1938 e nasce da una vicenda giudiziaria legata al colore specifico adottato dalla Ditta Pezziol, fondata a Padova nel 1840 ma attiva a Parma dal 1902. Tale fabbrica conserviera, a differenza di numerosissimi altri marchi caratterizzati dai colori rosso o verde, adottò da subito una livrea bianca per la propria linea di triplo concentrato di pomodoro: la “Marca Bianca”, appunto. Quando la società Amilcare Davoli & Figli di Rivergaro, in provincia di Piacenza, mise in commercio una lattina con il marchio “San Lorenzo” dal fondo bianco, la Pezziol citò il concorrente in tribunale. Il giudizio di primo grado, celebrato a Piacenza, si concluse con l’assoluzione della Ditta Davoli. Il giudizio di secondo grado fu celebrato presso la Corte d’Appello di Bologna. La Pezziol, per sostenere la propria causa, acquistò sul mercato oltre 100 differenti scatole di conserva, esibite come prova documentale della propria tesi: l’unicità del colore bianco sul territorio nazionale, carattere esclusivo del proprio marchio. La Cancelleria del Tribunale si vide così recapitare 105 esemplari di latte, tutte regolarmente bollate e timbrate con la data del 1 giugno 1938. Il giudice, di fronte a una prova così evidente, accolse il ricorso della Pezziol che, ancora oggi, è l’unica a poter vantare lattine di conserva di colore bianco. La collezione è oggi un eccezionale documento storico, in quanto – a differenza delle numerose raccolte radunate da collezionisti – tutti i marchi ivi presentati sono coevi e offrono una panoramica delle confezioni di estratto di pomodoro in un momento ben preciso della storia d’Italia.